Nacque a Catania nel 1801, primogenito del maestro di cembalo e organista Rosario Bellini e il solo dei sette figli avviato alla musica, che cominciò a studiare a cinque anni, cimentandosi a sette nelle prime composizioni. Per mandarlo, diciottenne, a proseguire gli studi musicali a Napoli, era stato chiesto un sussidio ai duchi di Sammartino e ad altri patrizi catanesi.
Al San Carlo di Napoli fu rappresentata la sua prima opera importante, Bianca e Fernando (1826): "bella, bella, bella, e specialmente per la prima volta che scrive", disse Donizzetti. Diede poi tre opere che si considerano universalmente capolavoli. La sonnambula, pensata a Moltrasio sul lago di Como, nella villa di Giuditta Turina della quale il musicista era innamorato, ebbe un trionfale successo al Carcano di Milano il 6 marzo del 1831. Alla fine di quell'anno Norma, alla Scala (26 dicembre 1831), fu un fiasco; la notte Bellini scriveva ad un amico: "io son giovane e sento nell'animo mio la forza di poter prendere una rivincita di questa tremenda caduta". Caso non insolito nell'opera lirica, la "rivincita" venne subito dopo con la stessa composizione, nella stessa Milano, poi a Bergamo, Londra, a Parigi.
Presso Parigi, a Puteaux, il catanese componeva I Puritani, trionfalmente rappresentati nella capitale francese il 25 Gennaio del 1835; la regina volle ricevere il maestro e accetto la dedica dell'opera. Otto mesi dopo Bellini moriva, ben giovane (Puteaux, 1835). Si sparse la voce di avvelenamento, ma l'autopsia ordinata dal re Luigi Filippo dissipò i sospetti. Vincenzo Bellini viene sepolto vicino a Chopin e Cherubini nel cimitero Père Lachaise, dove la salma rimarrà per oltre quarant'anni, fino al 1876, quando verrà portata nel Duomo di Catania.
A partire dal 1985 fino all'entrata in vigore dell'Euro, la banconota italiana da 5.000 Lire ha mostrato la raffigurazione del volto di Vincenzo Bellini.
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