lunedì 21 settembre 2009

Levanzo - nuova meta del turismo subacqueo


Prati di posidonie rosse, nuvole di castagnole, gorgonie gialle e bianche, murene, cernie di tutte le dimensioni. Pareti che scendono a picco verso il fondo ricche di organismi coloratissimi. Mare assolutamente trasparente e pulito. Questa è Levanzo, o meglio i fondali di Levanzo, la più piccola delle Egadi, le isole che sorgono a pochi chilometri dalla costa trapanese, che sta conoscendo un piccolo boom turistico rispetto alle sempre affollate Favignana e Marettimo. Niente di terribile, intendiamoci, nulla che abbia sconvolto la fisionomia e i ritmi di questo spicchio di paradiso terrestre in mezzo al mediterraneo.
A Levanzo si viene o si continua a farlo per staccare la spina, per lasciare a casa problemi e stress, non certo per moda, ma soprattutto per lasciarsi rapire da una natura splendida e generosa sulla terra e sotto il pelo dell’acqua. Qui, i turisti continuano a vivere a stretto contatto con i pochi, gentilissimi abitanti. Si fa la stessa vita, si scherza, si chiacchiera e si mangia alla stessa tavola. La vita dell’isola, infatti, si svolge tutta attorno al piccolo scalo di Cala Dogana, uno spruzzo di case bianche a pochi metri dal mare.

Levanzo è così piccola che è possibile girarla tutta in meno di 2 ore, ma non in auto, che qui è vietata. Lunga poco più di 5 chilometri e larga 2, l’isola è percorribile a piedi, in barca e a dorso di mulo.
A piedi, per esempio, si può fare una bellissima passeggiata per vedere il Faraglione, o , dalla parte opposta, Cala Fredda e Cala Minnola, luoghi incantati dove poter fare bagni rigeneratori all’ombra di splendide scogliere e di un’accogliente pineta. A piedi, a dorso di mulo o in barca, è invece possibile raggiungere uno dei tesori più preziosi di Levanzo: la Grotta del Genovese, scoperta casualmente nel 1949 da una pittrice toscana, nella quale sono stati rinvenuti magnifici graffiti e dipinti che risalgono al paleolitico e al neolitico.
Ma è sott’acqua che Levanzo dà il meglio di se. Sono i suoi fondali ad attirare la maggior parte dei turisti che amano immergersi. E questo grazie anche al fatto che l’arcipelago delle Egadi è da quindici anni zona marina protetta. A detta di chi se ne intende, a Levanzo si trova un ambiente marino non ancora compromesso dall’inquinamento e dalla mano dell’uomo; sotto questo mare non è difficile imbattersi in branchi di barracuda, cernie, aragoste e pesci di ogni tipo. Ma anche in reperti archeologici. Non dimentichiamo che Levanzo si trova sulla rotta che percorrevano le navi cartaginesi e romane, che proprio in queste zone si scontrarono più di una volta. A questo proposito, da due anni sono fruibili altrettanti spettacolari itinerari che permettono, come nel caso di Cala Minnola, di poter ammirare, a una profondità di 25 metri, oltre 80 anfore romane sopravvissute al tempo e alla violenza del mare.
Il secondo itinerario è quello di Capo Grosso, sulla costa nord – orientale. Che offre uno spettacolo non meno emozionante: allineate sui fondali di cristallo, tra polpi, saraghi e splendide spugne, si trovano le ancore in metallo corrose dalle alghe che gli studiosi attribuiscono alla flotta romana che in queste acque affrontò quella cartaginese nella storica battaglia delle Egadi, durante la Prima guerra Punica.

4 commenti:

  1. Quest'isola è fantastica, iniziamo a sognare per la prossima estate. :)

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  2. Levanzo è davvero un piccolo ritaglio di paradiso! Spero rimanga sempre così, mai troppo affollata e modaiola e incantata...Per me l'unica vacanza possibile! Ciao a presto!
    Barbara

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  3. non sapevo di quei graffiti preistorici... la cosa mi è nuova!

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  4. Belissimo blogue e como eu nunca la amo a Itália e eu !?...
    Tenco ir para o ano em Roma, Veneza, Florença ...
    Obrigado por seguir o meu blogue.
    Um abraço

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